venerdì 28 marzo 2008

Quando non resta che l'onore


Alcuni giorni fa ho avuto modo di assistere alla proiezione di "Die Fälscher" ("I Falsari"); la pellicola, premiata quest'anno con il premio Oscar quale miglior film straniero ad Hollywood, narra le vicende di un manipolo di prigionieri ebrei, capeggiati da Salomon Sorowitsch, uno dei più grandi e ricercati falsari del pianeta, che, per sottrarsi alle torture dei nazisti, accetta di partecipare alla loro mega-operazione di sabotaggio internazionale intesa alla produzione, su scala mondiale, di dollari e sterline contraffatte. La compagnia, così, viene internata in un laboratorio fornito di tutto il necessario per la messa in atto del progetto e trattata con ogni riguardo. Nel frattempo, al di fuori della staccionata, le persone continuano a morire, sterminate dalla furia tedesca, provocando le irrefrenabili ire di uno dei protagonisti, stanco di prestare i propri servigi alla causa nazista, che comincia pertanto a boicottare la banda, rovinandone puntualmente gli stampi e distruggendo i macchinari indispensabili per la produzione delle banconote false. Dopo l'ennesimo ritardo di consegna, il generale delle SS responsabile dell'iniziativa perde definitivamente la pazienza e fa fuori Kolja, il più giovane del gruppo, adducendo la motivazione che questi fosse già da tempo gravemente malato. L'avvertimento mette in subbuglio la compagnia nella quale tutti ormai sembrano non poterne più dell'ostinato ostruzionismo di Burger e si dichiarano pronti a sbarazzarsene pur di salvarsi la pelle, ma Sorowitsch, sebbene anch'egli alle strette, non è disposto ad alcun prezzo a tradire l'amico; di lì a poco, provvidenzialmente, arriveranno gli alleati che porranno fine al conflitto, liberando il gruppo dalla propria, concreta, prigionia, ma che soprattutto li affrancheranno dalla detestabile condizione di asservimento e schiavitù morale nella quale erano caduti. "Die Fälscher", a mio avviso, non è soltanto l'ennesimo film sull'olocausto, poiché qui i protagonisti lottano per qualcosa in più che per la propria vita, qualcosa forse di ancora maggior valore: il loro onore, la loro dignità, calpestata dalle angherie naziste e dal cieco odio antisemita, perché è questo ciò che davvero ci rende uomini, ciò che ci nobilita, che ci dà un senso, ciò che in sintesi rende questa vita degna di essere vissuta.

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