martedì 18 maggio 2010

MoVimenti sospetti


L'inter, grazie alla rete numero 22 in campionato di quel fenomeno di Milito, vince a Siena di misura, conquistando così il diciottesimo (o giù di lì...) scudetto della propria storia, al termine di una partita tosta, vibrante, combattutissima, in casa di una squadra, quella toscana, già matematicamente retrocessa ma nient'affatto rassegnata. Finalmente, sembra, anche dalla nostra tanto vituperata Serie A un bel segnale di fair-play, e neanche il primo della stagione, oltretutto, basti pensare alle recenti, eroiche prestazioni del Chievo Di Carlo proprio contro i futuri campioni d'Italia, così come alle performance offerte da Atalanta e Napoli, arbitri di cassazione della lotta al quarto posto, rispettivamente impegnate con Palermo e Sampdoria in quest'ultimo, decisivo turno di campionato . Eppure, invece che complimentarsi per siffatte cavallerie, c'è qualcuno che non ha perso occasione per lanciare strali avvelenati all'indirizzo dei bianconeri, e non si tratta né di un addetto ai lavori, né del solito noto Mourinho, stavolta, ma di un colletto bianco-nerazzurro eccellente, accesissimo tifoso della squadra di Moratti: nientepopodimeno che il Ministro della Difesa, dottor Ignazio La Russa, che così ha commentato il match del "Franchi": «Vergogna, il Siena ha giocato per la Roma!». Ora, prescindendo dal fatto che l'onorevole pidiellino avrebbe ben altro di cui occuparsi, un'affermazione del genere, da chiunque provenga, è assolutamente inaccettabile e completamente fuori luogo, perché va nella direzione, ostinata e contraria, rispetto ad un'incentivazione al gioco pulito, onesto, contribuendo, invece, ad alimentare la pur già sovrabbondante cultura del sospetto e rinforzando peraltro quel vittimismo, tutto italiano, del "tutti contro di me e per gli altri niente." Ma del resto, che volete farci, quelli del Partito dell'Amore sono fatti così: finché gli va bene acqua in bocca, per poi tuonare al complotto quando le cose non girano come si vorrebbe. O ci siam già dimenticati della farsa dell'Olimpico, onorevole?

martedì 11 maggio 2010

" ...'o cazzo p''a bbanca 'e ll'acqua!"


È la variopinta, cruda espressione di stampo partenopeo per sottolineare un errore madornale, definire un abbaglio, evidenziare un fraintendimento. In italiano "ripulito" potrebbe suonare pressappoco come "prendere un granchio". La sostanza, però, non cambia, perché una svista tale resta e una papera non può certo trasformarsi in cignessa. E il fraintendimento, l'enorme equivoco, l'ennesima gabellata da tracannare, stavolta, è quella relativa all'acqua, o meglio, alla sua distribuzione. In Italia si tratta da quasi un anno di un servizio privatizzato, in mano ad un centinaio di gestori che si spartiscono, e si spartiranno, una torta di circa 8 miliardi di euro da qui ai prossimi diec'anni, un colossale business speculativo perpetrato in barba al più ovvio, lapalissiano caposaldo democratico: un bene collettivo, derivante da Madre Natura, in quanto appartenente alla comunità, non deve né può essere venduto, mercificato. Eppure, guarda un po', ce l'hanno data a bere, pare, ancora una volta. E ancora una volta a risuonare fragorosa è l'eco terrificante di un silenzio-assenso da parte delle istituzioni e della maggior parte dei media di Stato che com'è ovvio ben si guardano dal dissociarsi o anche solo pronunciarsi sul merito perché, si sa, con una torta così imponente un pezzettino ci sta per tutti. Eppure, nell'arsura di uno squallido deserto, una brezza nuova sembra cominciare a spirare, ed è quella fresca, rilassante, di una cittadinanza stanca di continue vessazioni, una cittadinanza attiva, propositiva, impegnata sul territorio, una cittadinanza libera, industriosa, desiderosa di giustizia. Il referendum è l'ultima, seppur spuntata arma che possediamo per far saltare il banco e invertire la pericolosa rotta. Chi pensa di poterci sottrarre financo questa, be', ha preso, come si dice, "lucciole per lanterne", o meglio, per restare in tema, "fischi per fiaschi", oppure, passi il turpiloquio, " 'o cazzo p''a bbanca 'e ll'acqua...".