lunedì 17 novembre 2008

Jaimegautier FC: adesso è fuga. La capolista s’impone nettamente al S. Paolo proseguendo la propria marcia trionfale


Implacabile, inarrestabile, semplicemente perfetta. Non ci sono più aggettivi per descrivere il cammino della “Jaimegautier FC”, quest’anno. Per la terza giornata consecutiva la compagine allenata dal “Mago” Ascione mette a referto 3 reti ed inanella la sua ottava vittoria in campionato, a fronte di uno scoppiettante pareggio (il 3-3 casalingo del turno precedente con “I Puttini”, ndr…) e di un’unica sconfitta, quella patita sul proprio campo ad opera della peraltro eccellente “Storta va diritta vene”. Stavolta è toccato al folletto Mascara recitare il ruolo di assoluto protagonista; il catanese di Caltagirone, infatti, ha messo insieme ben 17 punti, frutto della strabiliante tripletta che ha schiantato il Torino, a testimonianza, se ancora ce ne fosse bisogno, dell’ottimo lavoro svolto finora dagli uomini di Zenga alle falde dell’Etna. Ascione gongola, coccolandosi i suoi campioncini, già completamente proiettato sul prossimo scontro che li vedrà opposti, sul terreno amico, all’11 diretto da Tobias Schwarz, tecnico austriaco di belle speranze, al suo primo anno di Fantamagic. Sarà un test da non prendere sottogamba, perché i viennesi avranno voglia di rifarsi dopo il brutto k.o. interno (0-1 contro la “Fantastico FC”) subito nell’ultimo turno in cui la squadra “imperiale” si è trovata, a causa delle scellerate scelte del proprio cittì, a dover affrontare il match addirittura in 8! Intanto, dietro, Salvatore Martino e la sua “Storta va diritta vene” non stanno certo a guardare; grazie ai soliti Amauri, Hamsik, Delvecchio e Acquafresca, infatti, quest’ultimo ormai qualcosa in più che una piacevole sorpresa, l’istrionico manager porticese ha acciuffato il suo settimo successo stagionale, stavolta ai danni di un rivedibile “Maxibon Team”, confermando il suo ruolo di principale antagonista per la corsa al titolo. La Lega sembra star assumendo, dunque, un aspetto sempre più delineato, con gli attuali primi quattro in lotta per i premi finali, ma è tuttavia ancora presto per tirare le somme. In fondo, “todavìa queda mucho paaa…”, ehm, è ancora lunga, moooooolto lunga, la strada…

domenica 21 settembre 2008

Esordio col botto


E' stato fantastico. E perdipiù assolutamente inaspettato, onestamente. Un'esperienza indescrivibile, e non siamo ovviamente che all'inizio... Rapido excursus delle ultime 24 ore; per quanto mi riguarda, s'intende: alla vigilia del fatidico giorno, mi sono voluto regalare comunque un'uscita con gli amici, in quel di Pomigliano. Serata tranquillissima: pub, piano-bar, chiacchiere a gogò e afterhour a base di caffè e "testa di moro" (lasciamo perdere...). Tra una risata e l'altra, la cosa si trascina sino alle 4 di mattina, ora in cui varco la soglia di casa. Sebbene stanchissimo e con un fortissimo mal di testa, non riesco a prender sonno; la tensione è troppa e dormire è l'ultimo dei miei pensieri. Così, non mi resta altro da fare che vegliare ad occhi semiaperti, approfittandone per provare e riprovare immaginariamente i pezzi, fin quasi allo sfinimento. Dopo circa 5 ore di agonia, ecco spuntare (sono le 10:30 circa...) la luce del giorno, segno evidente che è tempo di alzarsi e di recarmi all'appuntamento con il resto del gruppo. Be', tralasciando i consueti ritardi e le mille peripezie per raggiungere l'Orto Botanico, giungiamo a destinazione alle 13:45, oltre l'orario prestabilito, naturalmente. Scopriamo così che il contest verrà ospitato da un tanto angusto quanto accogliente cortiletto all'interno della struttura, ma che però, nota più che dolente, tutte le band saranno costrette a fare i conti con un'acustica parecchio approssimativa, oltre che con un impianto appena decente. Per fortuna, prima di cominciare, dopo un intenso conciliabolo in seno all'organizzazione, ci si decide ad andare alla ricerca di un amplificatore per basso, di cui onestamente nessuno avrebbe potuto fare a meno. Problema risolto, pare. Appena dopo pranzo, così, ci comunicano che, considerato il tempo minaccioso, ed il ritardo accumulato nel corso della giornata, non avremo la possibilità di effettuare il sound-check previamente, cosa che faremo una volta saliti sul palco, giusto prima di dare inizio allo spettacolo. Suoneremo per settimi. Di nuovo (per motivi di spazio, questa volta...) tralascio il commento delle band che ci hanno preceduti, tra cui però ce ne sarebbero da segnalare almeno un paio, brillanti e assai originali. Tocca a noi. Finalmente. Adesso, col senno di poi, posso ammettere a me stesso che raramente nella mia vita mi sono sentito tanto sotto pressione come prima di calcare quello stage. Per lunghi attimi ho avuto il cuore che mi batteva a mille, le mani che sgorgavano stille di sudore manco stessero bruciando, e le gambe che tremavano come foglie al vento. Ma l'adrenalina che avevo in corpo si è subito trasformata in energia positiva, e il resto, ecco, è venuto da sé. Com'è andata? Be', che dire?! Siamo stati onorati del primo premio, che ci schiuderà le porte di una vera e propria sala di registrazione; inoltre abbiamo ricevuto i sentiti (perlomeno lo sembravano...) complimenti da parte delle altre band, del pubblico, e dell staff tutto. E' stato un giorno formidabile, uno di quelli che difficilmente si dimenticano. Grazie ragazzi. Davvero.

venerdì 5 settembre 2008

Vielen Dank, Wien!


Una città meravigliosa, indescrivibile, magica, al contempo sobria ed elegante, raffinata; insomma, la città perfetta, se solo non fosse per la presenza pressoché costante di un desolante, avvilente cielo cinereo che quasi ti soffoca il respiro. Non so se, da napoletano avido di sole, potrei viverci a lungo, ma per una settimana non è che si possa andare tanto per il sottile. Ho vissuto giorni fantastici lì, in compagnia di un Cicerone d'eccezione che mi ha guidato per i luoghi più affascinanti di Vienna, svelandomene tutti i suoi più reconditi segreti. Insieme abbiamo visitato il Palazzo di "Schönbrunn", antica residenza reale, che si affaccia trionfante su di un immenso giardino di una bellezza mozzafiato; abbiamo mangiato ciò che di più tipico l'ex capitale dell'Impero Asburgico può offrire: "Kaiserschmarrn" (una sorta di omelette dolce, tagliata a listarelle da cospargersi successivamente con zucchero a velo, accompagnata da una squisita marmellata di prugne), la famigerata "Sachertorte", "Wiener Schnitzel" (molto simile alla nostra scaloppina...) con contorno d'insalata mista, "Gulasch", e poi ancora del delizioso "Apfelstrudel" (Strudel di mele), "Kebab", e chi più ne ha più ne metta; abbiamo visitato la "Staatsoper", dove ogni anno si tiene il concerto di Capodanno, forse l'evento musicale più rilevante dell'intero panorama classico europeo. Si tratta di un edificio dalle proporzioni gigantesche, i cui interni sono rivestiti per molta parte da oro massiccio a 24 carati, con decorazioni neoclassiche da perderci la vista; abbiamo respirato l'atmosfera del "Naschmarkt", un mercato gigantesco dove vi sarà impossibile non trovare ciò che state cercando; abbiamo ammirato da vicino, al "Leopold Museum", le sensazionali opere di Egon Schiele e di Gustav Klimt, uno dei massimi esponenti dell' "art nouveau", protagonista della secessione viennese; abbiamo reso omaggio alla tomba di Mozart (o meglio alla presunta tale...) custodita all'interno del "St. Marx Friedhof"; ci siamo deliziati con lunghe passeggiate attraverso i magnifici parchi che offre la città, abbiamo costeggiato le placide e rigogliose rive del Danubio; insomma, per una settimana mi sono tuffato in un'atmosfera d'altri tempi, riuscendo ad evadere, perlomeno per qualche tempo, dalla solita, squallida, penosa routine giornaliera che costituisce il più gravoso fardello che ciascuno di noi si porta addosso...

martedì 5 agosto 2008

Spettacolo all'ombra del Vesuvio


Riprenderà dal punteggio di 6-0/4-6/*2-1 l'incontro interrotto ieri per raggiunto tempo massimo al "Canterbury Tales" di San Sebastiano al Vesuvio, dopo una magnifica, intensissima battaglia durata poco più di un'ora che vedeva di fronte Domenico Ascione ed Angelo Sannino, due giovani promesse del tennis partenopeo, sfortunatamente affacciatesi a questo nobile sport soltanto da poche settimane; sfortunatamente per il tennis, s'intende... Il primo set ha visto un dominio pressoché totale di Ascione che, punto nell'orgoglio dalla brutta sconfitta al tie-break (2/7) incassata nel match precedente ad opera dello stesso Sannino, ha sfoggiato un repertorio di colpi di pregevolissima fattura: approcci in slice di rovescio, palle corte, dritti a sventaglio e ottime volées che non hanno lasciato scampo ad un incredulo Sannino, il quale non ha potuto far altro che soccombere allo strapotere tecnico del suo avversario, in una prima frazione durata poco meno di 25 minuti. Il secondo parziale sembrava ripercorrere la falsariga del primo quando Ascione ha avuto subito sulla propria racchetta due palle-break per strappare per la quarta volta il servizio al suo antagonista; ed invece Sannino non si è perso d'animo, annullando entrambe le opportunità e portandosi finalmente avanti nel punteggio. Da lì è cominciata un'altra partita, che ha visto Sannino inanellare 4 giochi consecutivi, esibendo un tennis straordinario, tutto fatto di selvagge corse sulla linea di fondo, mirabili passanti e goniomentrici lob liftati. Dall'altra parte della rete il solito Ascione, insomma, vittima delle sue consuete pause mentali che ne impediscono purtroppo la definitva consacrazione. Ciononostante, il nativo di Pollena riusciva a riportarsi sotto, strappando il servizio al suo rivale e fissando il punteggio sul 2-4. Nel game successivo, però, Sannino sembrava rimettere le cose a posto, riuscendo ad issarsi sul 5-2 grazie ad un egregio turno di battuta. Le speranze di rimonta di Ascione sembravano a questo punto definitivamente frustrate, ma mai sottovalutare il cuore di un campione... era così che il talentuoso tennista napoletano metteva insieme due giochi consecutivi, togliendo nuovamente il servizio ad un Sannino in evidente calo e portandosi sul 4-5, con la possibilità di servire per ottenere un pareggio che fino a pochi minuti prima sembrava nient'altro che una vana chimera. E invece, sorprendentemente, Sannino riusciva a breakkare per la terza volta nel set il suo opponente, aggiudicandosi la seconda manche. Il terzo e decisivo parziale si apriva invece con l'immediato break di Ascione che, evidentemente seccato dalla bruciante sconfitta appena patita, ristabiliva la concentrazione, radunando le ultime forze residue per assicurarsi un importantissimo vantaggio iniziale, riuscendo anche a vincere il gioco successivo e portandosi sul 2-0. Ma Sannino non ci stava, e, aiutato da un'eccellente percentuale di prime palle in campo, si aggiudicava il terzo game, fornendo un'ulteriore, ennesima conferma, della sua ammirevole caparbietà e voglia di lottare. Si ripartità da qui, dunque, presumibilmente lunedì prossimo, con la pressione tutta sulle spalle di Ascione, che questa volta però non potrà più permettersi di sbagliare...

giovedì 31 luglio 2008

Ridatemi le ali


Ormai è da un po' che sono di nuovo a Napoli e, passata l'iniziale euforia, appagato il mio desiderio di rivedere gli amici più cari, di riassaporare dopo così tanto la mia città, mi è presa negli ultimi giorni una malinconia inusitata, un'amara nostalgia delle cose lasciate, e ho ripensato a te, dolce Siviglia, a te che mi hai accolto con l'entusiasmo di una balia solerte, che mi hai abbagliato con la luce delle tue assolate giornate, che mi hai invitato alla tua lauta mensa, che mi hai ospitato per nove lunghi mesi, i più importanti e forse i più belli che abbia mai trascorso fino ad ora, mostrandoti in tutta la tua abbacinante bellezza. Non riesco ad abituarmi all'idea di esserti lontano, ora; e pensare che, poco prima di partire, Napoli mi mancava più dell'aria; ero stanco di te, della tua inerzia quasi esasperata, come se per te il tempo non esistesse, come se anzi lì da te si vivesse in una pacifica e sorniona obliterazione del mondo che pur esiste al di là dei tuoi confini. Eppure avevo una cosa allora che mi è stata strappata via non appena i miei piedi hanno ripreso a rilasciare impronte sul suolo partenopeo: la libertà, un bene di cui ci si rende conto soltanto quando se ne viene privati, e che è senza dubbio ciò che di più prezioso ci sia stato concesso. E' dunque di gran lunga preferibile vivere per sempre in una gabbia dorata, completamente ignari di quel che c'è fuori, piuttosto che spiccare il volo una volta per poi mestamente ritornarci.

martedì 17 giugno 2008

L'ingiustizia fa 90


Ancora una volta mi tocca, e ne sono ben lieto, scrivere di Marco Travaglio, per quanto da lui stesso riportato sul suo Blog personale (www.voglioscendere.ilcannocchiale.it) in relazione alla legge "imbavagliaintercettazioni", l'ultimo grido, ma putroppo non l'ultima in assoluto, in materia di leggi ad personam, anzi, ad personas, la quale limiterebbe l'uso delle suddette esclusivamente per le indagini riguardanti reati la cui pena massima prevista non sia inferiore ai 10 anni di galera e a 90 giorni la soglia di durata massima degli ascolti, dopodiché caso chiuso, evidentemente. Cito testualmente le parole del giornalista torinese in riferimento alla libertà di espressione, stampa e pubblicazione, diritti meschinamente calpestati da questo decreto-vergogna:

"Personalmente, annuncio fin d’ora che continuerò a informare i lettori senza tacere nulla di quel che so. Continuerò a pubblicare, anche testualmente, per riassunto, nel contenuto o come mi gira, atti d’indagine e intercettazioni che riuscirò a procurarmi, come ritengo giusto e doveroso al servizio dei cittadini. Farò disobbedienza civile a questa legge illiberale e liberticida. A costo di finire in galera, di pagare multe, di essere licenziato. Al primo processo che subirò, chiederò al giudice di eccepire dinanzi alla Consulta e alla Corte europea la illegittimità della nuova legge rispetto all’articolo 21 della Costituzione e all’articolo 10 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo e le libertà fondamentali (“Ogni persona ha diritto alla libertà d’espressione. Tale diritto include la libertà d’opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche…”, con possibili restrizioni solo in caso di notizie “riservate” o dannose per la sicurezza e la reputazione). Mi auguro che altri colleghi si autodenuncino preventivamente insieme a me e che la Federazione della Stampa, l’Unione Cronisti, l’associazione Articolo21, oltre ai lettori, ci sostengano in questa battaglia di libertà. Disobbedienti per informare. Arrestateci tutti."

Se tutti noi possedessimo soltanto un briciolo del coraggio e dell'integrità di quest'uomo, l'Italia sarebbe un posto decisamente migliore. Questo provvedimento è inaccettabile ed anticostituzionale. Smettiamola, perciò, di accettare supinamente qualunque vessazione ci venga inflitta. Noi siamo un popolo onesto e rispettoso della legge e non sentiamo pertanto alcun bisogno di squallidi escamotages che ci consentano di aggirarla. Ci controllino pure, ci spiino, se necessario, perché non abbiamo nulla da nascondere.

venerdì 13 giugno 2008

Tutti per uno, uno per tutti!


Ormai è quasi fatta: il provvedimento sulle intercettazioni telefoniche è stato approvato dal Consiglio dei Ministri e, salvo novità dell'ultim'ora, sarà presto legge. Per l'ennesima volta, il nostro caro Presidente è riuscito a far passare per urgente e necessaria alla comunità un'esigenza che lui solo sente, privando la Magistratura di uno degli strumenti più efficaci e redditizi che finora avevano consentito di scoprire i numerosi intrighi e le molteplici malefatte dell'attuale, balorda classe politica italiana. Tutto questo, ovviamente, senza interpellare l'elettorato, senza sapere, o meglio senza voler sapere, cosa in realtà pensano i cittadini a riguardo, perché lui lo sa già cos'è che vogliamo, conosce perfettamente le nostre angosce, le nostre preoccupazioni, sa benissimo quali siano le nostre priorità, forse anche meglio di noi stessi, perché lui è come un sapiente, illuminato psicologo con in mano la panacea di tutti i mali.
Purtroppo, invece, la verità è un'altra: si tratta, ahinoi, dell'ennesima legge ad personam, messa in piedi frettolosamente per salvarsi la pellaccia, per continuare indisturbato a salvaguardare i propri interessi e quelli dei suoi più stretti collaboratori, come al solito a solo ed unico svantaggio della cittadinanza. Nel suo libro "Benvenuti in Italia", Daniele Luttazzi scriveva (cito a memoria...): "tutto quello che fa Berlusconi viene prima o poi consentito dalla legge; speriamo che presto si faccia una canna, allora".

giovedì 12 giugno 2008

Siente a mme, nun è dialetto


'Mmiezo a tutte 'e studiuse appassiunate 'e lengue una d''e ddiscussione cchiù 'mpurtante è ssempe stata chella ca tratta 'e stabbelì 'o cuncetto stesso 'e lengua e 'a definizzione soja. Tutte quante sapimmo ca ognuno 'e nuje tene 'na manera 'e parlà diversa a chella 'e n'ato e ca dinto a ogne nazzione se parla 'na lengua ufficiale, anze a vvote pure cchiù d'una (pigliammo 'o caso d''a Svizzera, pè ddicere...). Certamente, comme sarrìa facile 'a se 'mmaggenà, 'ncoppo a tanta miliune 'e "'diome", pè ausà propeto 'o termino lenguistico curretto, ca 'nce stanno ncoppo â faccia d''a terra, no tutte quante se ponno vantà d''o titulo 'e "lengua", e quinnece cierte s'hanno 'a accuntentà 'e chillo 'e "dialetto" ca, cu tutto ca 'a parola nun tene 'e chisti tiempe nientaffatto 'na cunnutazione negativa, me pare, e penzo 'e nun essere 'o sulo a la vedè accussì, comme si mancasse 'e quacche ccosa, comme si quase quase nun tenesse 'a stessa dignità 'e 'na lengua vera e propria. Ma ched'è, allora, chello ca defenisce a 'na lengua? Soletamente 'a presenza 'e na litteratura, 'na diffusione bastantamente grossa e, 'ncoppo a tutto, 'a pussibbilità 'e ausà chella stessa lengua pè parlà 'e tutte cose, senza restrizzione: filusufia, arte, pallone, museca, e via dicenno. Pigliammo 'o caso ca cchiù da vicino c'antaressa a nnuje: chillo, ciuè, 'e Napule e d''o nnapulitano. 'a Nnapule e ddinto a tutte 'e paise attuorno, 'o dialetto (p''o mumento chiammammelo accussì...) tene 'na diffusione ca nun se crere; 'mmiezo a via 'o ttaliano è quase nu scunusciutu; vaje ô puosto, â puteca, â chianca, nun se scappa, ca 'ndialetto te parlarranno. Ma nun è fernuta cca, quanno maje! Â casa, mentre se stà a ttavola, tra nu bicchiere 'e vino e 'na fella 'e carne, 'o vvernaculo s'ausa. E 'e ggiuvene, quanno jesceno 'nzieme e se auniscene ô bbar 'e dimpetto, comme se salutano?
Certo, se putarrà dicere ca no pè tutte quante è 'a stessa cosa e ca, anze, accussì fanno sulo chille ca 'o ttaliano nun 'o ccanosceno, 'e gnurantune, 'e zurre, chille ca nun teneno 'struzione. E dicimmo ca pè 'na parte è overo. 'O fatto è ca 'o nnapulitano, comme a ll'ati dialette, nun ha maje tenuto 'na scrittura unneca e nun s'è maje 'mparato dinto ê scole; comme si nun abbastasse, è sempe stato judecato vulgare e 'ndigno 'e avè a cche ffà cu cunciette aute e sufisticate. Già saccio ca 'stu post d''o mio le putarrà parè curiuso, streuzo a quaccheduno, o ammacaro adderettura 'o farrà piscià sotto d''e rresate, ma però vabbuo', pe 'na parte 'o pe 'n'ata s'adda abbià e pò, comme se dice, "ogne lengua è stata nu dialetto".

martedì 13 maggio 2008

"Quelli che.. strisciano"


Un tempo mi piaceva, lo ammetto. Quando ci intratteneva, sempre e rigorosamente su RaiTre, con la sua sottile e fresca ironia, mentre tutt'Italia attendeva trepidante il fischio d'inizio delle partite di calcio di Serie A, ricordate? Trasmissione agile la sua, brillante, spassosa, insomma un gran bel modo per trascorrere una sana e divertente domenica pomeriggio in famiglia, tutti riuniti intorno ad una tavola imbandita, fra una battuta e l'altra del Fazio e dei suoi spiritosi ospiti, ansiosi che da un momento all'altro lo studio potesse finalmente annunciare che la tua squadra era passata in vantaggio. Già allora si distingueva per la sua liberalità, per il suo spiccato senso della diplomazia, per il suo gusto della "par condicio"; è sempre stato così, "Fabietto", bisogna capirlo: pacato, contollato, mai sopra le righe, ligio al dovere e rispettoso dell'autorità. Il tipico "tranquillone", l'amico di cui sai di poterti fidare, che non fa rumore, che non dà fastidio, e che, se richiamato a dovere, è sempre pronto a fare marcia indietro, a rettificare, a "dissociarsi". L'età non ha fatto altro che esacerbare, stigmatizzandole, queste sue caratteristiche, rendendolo il presentatore perfetto per questo nuovo regime "unipartisan": mansueto, docile, remissivo, obbediente, deferente, eternamente fedele al proprio padrone, e se a scapito della verità poco importa.

martedì 6 maggio 2008

Lezione di garbo agli Sgarbi


Gli sono bastati poco meno di 2 minuti, esattamente 105 secondi, per coprire di ridicolo colui che tre giorni addietro, negli studi di "Annozero", lo aveva coperto d'insulti. Finalmente la tanto attesa (perlomeno per quanto mi riguarda...) risposta è arrivata; Marco Travaglio, ospite da Crozza su La7, ha fatto il punto su quanto accaduto giovedì scorso da Santoro, liquidando la faccenda Sgarbi con la sua solita leggiadria, con la solita, accattivante eleganza e disinvoltura che gli sono proprie, con la sicurezza e la serenità d'animo che contraddistinguono chi sta dalla parte del giusto e che non ha bisogno di alzare il tono di voce per far valere le proprie opinioni perché, si sa, "chi ha torto urla più forte"...

domenica 4 maggio 2008

Aspettando la "Neuro"...


Stavolta si è davvero andati oltre, si è francamente esagerato, mi pare. A pochi sarà infatti sfuggito il diverbio infuocato che è andato in onda nella puntata di "Annozero" del 1 maggio scorso, anche se in realtà, più che di un diverbio, si è trattato di un farneticante monologo inscenato dall'Assessore alla Cultura di Milano, "(dis)onorevole" Vittorio Umberto Antonio Maria Sgarbi, pensa un po', che per tutto il corso della puntata non ha fatto altro che riempire di pesantissimi quanto gratuiti improperi il malcapitato Marco Travaglio, uno dei pochi esemplari superstiti di giornalista serio che ci restano, uno che ha smascherato le malefatte dell'intera classe dirigente del Belpaese e che ha contribuito a scuotere dal torpore le coscienze di milioni di italiani, inebetite dal mare di menzogne nel quale giacevano sommerse, apostrofandolo con termini che piuttosto calzerebbero a pennello alla propria persona, ovviamente senza offesa, onerevole. Oramai il "polemista" Sgarbi, come lui stesso ama definirsi, lo conosciamo tutti e molto bene; non è stata certo questa la prima volta che ha dato prova di sé in uno studio televisivo. Chi non ricorda infatti i celeberrimi duelli a suon d'insulti con i vari Cecchi Paone, Mussolini, o lo schiaffo ricevuto da D'Agostino quando i due erano ospiti da quell'altro bell'elemento di Ferrara? E come non citare il battibecco fra lui e il sempiterno Mike Bongiorno, lo scontro frontale con il consegnatore di tapiri Staffelli, le accese discussioni con il Trio Medusa, o il vibrante alterco con Aldo Busi? Ma chi è veramente Vittorio Sgarbi? Be', scorrendo un po' la sua "irrequieta" biografia si scoprirà che il nostro eroe, nel corso della sua lunga carriera politica, ha militato nelle file dei seguenti partiti (citaz. da "Wikipedia"):

Partito Comunista Italiano, che lo ha candidato a sindaco di Pesaro
Partito Socialista Italiano, per il quale è stato consigliere comunale a San Severino Marche
DC-MSI, alleanza per la quale è stato sindaco di San Severino
Partito Liberale Italiano, per il quale è stato deputato
Partito Repubblicano, con il quale si è alleato per le elezioni del '94
Lista Pannella, con la Lista Pannella-Sgarbi abbandonata dallo stesso Sgarbi prima delle elezioni
Forza Italia, nella quale ha inglobato il suo movimento Liberal Sgarbi
L'Unione, avendo presentato la sua candidatura alle elezioni primarie del centrosinistra ed essendosi candidato nel 2006
Lista Consumatori, con la quale si è candidato per le Politiche del 2006 senza essere eletto

Insomma, altro che Mastella, gente; qui abbiamo a che fare con il più grande trasformista italiano, uno che farebbe concorrenza persino al mitico Arturo Brachetti! Inoltre, il "saputello" pare abbia avuto anche non poche grane con la giustizia, tra cui spiccano, nel 1996, con sentenza definitiva della Pretura di Venezia, una condanna a 6 mesi e 10 giorni di reclusione per il reato di "falso e truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato" ed una, nel '98, per "diffamazione aggravata". Proprio una personcina a modo, dunque. Uno così, che in un paese civile non avrebbe neanche diritto a schiudere le labbra per proferir parola, è invece lasciato libero di imperversare con le sue assurdità e, come se non bastasse, gli viene pure affidato un incarico amministrativo...
Ah, ma già, che stupido, l'Italia È un paese civile, anzi "un grande paese con un pezzo di merda come Travaglio".

giovedì 1 maggio 2008

Viaggio nella Capitale


L'avevo vista di sfuggita, di sottocchio, o per meglio dire, da "sottoterra", essendomici recato esclusivamente, una decina di giorni addietro, in autobus, dalla stazione di Siviglia, per andare incontro all'aereo che dall'aeroporto di "Barajas" mi avrebbe condotto in Italia per la mia seconda ed ultima "visita lampo" a familiari e amici. Dopo una lunga ma abbastanza piacevole traversata di sei ore, giungiamo finalmente alla "Estación Sur". Stanchissimo ed alquanto affamato, ordino un croissant ed un "caffè" (qui davvero le virgolette sono d'obbligo...) al primo bar che ci si para davanti, dopodiché, fattosi giorno, ci mettiamo alla ricerca di un ostello nel quale trascorrere un paio di notti. Per fortuna la sorte ci assiste e, dopo alcuni tentativi miseramente andati a vuoto, troviamo ciò che fa al caso nostro. Così, liberatici dal fardello delle valigie, possiamo cominciare a metterci in cammino e scoprire la città. Il primo giorno è dedicato unicamente alla visita dei due musei più famosi della capitale iberica, il "Prado" ed il "Reina Sofía", che provvidenzialmente di questi tempi ospita l'intera collezione dei quadri e dei disegni di Picasso generalmente in esposizione al "Louvre" di Parigi. E' un'emozione indescrivibile trovarsi di fronte, dal vivo, una delle opere più grandi e maestose che il genere umano abbia mai prodotto, la meravigliosa "Guernica" (nella foto), uno spettacolo per gli occhi così come uno strazio per lo stomaco, un dipinto la cui potenza comunicativa ha ben pochi eguali. La cricca si scioglie l'indomani, quando i miei compagni d'avventura decidono di trascorrere una giornata a Toledo, che è lì vicino; io, al contrario, mi risolvo a restarmene in zona, ed approfitto dell'assenza del resto de gruppo per fare una capatina al "Palacio Real", dare un'occhiata alla "Plaza de España" e recarmi ad ammirare la magnifica ed imponente "Plaza de las Ventas", la più grande "Arena de Toros" dell'intera Spagna. Il terzo giorno, riunitomi con la comitiva, lo spendiamo andanzo a zonzo per le immense strade del centro, fermandoci di tanto in tanto per concedere un po' di sollievo alle nostre povere gambe, al riparo dal sole cocente in uno degli svariati parchi che offre la città .
E' ormai tempo di tornare, il nostro pullman ci attende; così, stanchi ma abbastanza soddisfatti di ciò che siamo riusciti a vedere, ci dirigiamo in metro verso la "Estación Sur", la stessa nella quale eravamo "sbarcati" tre giorni addietro, e che ci avrebbe ricondotti, di lì a poco più di sette ore, nella torrida Aldalusia.
In definitiva, Madrid, per quanto immensa e assai ben organizzata, non sembra avere nulla di realmente genuino, che inconfondibilmente la caratterizzi, niente di autenticamente peculiare che valga davvero la pena di essere ricordato. Ha migliaia, un milione di facce ma al contempo non ne ha nessuna. E' una metropoli e, come tutte le metropoli, ti cancella, ti annichilisce; lì sei solo uno qualunque, un senza nome, una senza volto, una biglia impazzita che schizza casualmente da una parte all'altra, nella frenetica quanto vana speranza che qualcuno si accorga di lei.

sabato 12 aprile 2008

"Inferno" elezioni


A partire da domani, domenica 13 aprile, fino alle ore 15:00 di lunedì, milioni di italiani ed italiane si recheranno alle urne per decidere le sorti del proprio Paese attraverso la scelta del Candidato Premier e dei membri delle due camere. O meglio, questo accadrebbe in qualunque democrazia che si rispetti, meno che nella nostra, nella quale, grazie alla legge elettorale "porcata", per ammissione stessa di colui che a suo tempo la scrisse (Calderoli, ndr.), attualmente in vigore, i cittadini si limiteranno esclusivamente a mettere una croce sul simbolo della lista che intendono portare avanti, senza possibilità di deciderne la composizione. Eppure, dopo il ribaltone Prodi, ci sarebbe stato tutto il tempo per rimediare allo scempio, ma alla fine, malgrado l'iniziale, per la verità tutt'altro che strenua resistenza della sinistra, nulla si è mosso, così che ora ci ritroviamo a dover scegliere il prossimo governo in un regime di assoluta anticostituzionalità e, come se non bastasse, con il forte sospetto, tutt'altro che infondato, che i giochi a palazzo siano già stati fatti.

martedì 8 aprile 2008

Una "raffinata" barbarie


"Corrida" sì, "corrida" no? Ci ho riflettuto molto, in questi mesi. Alla fine ho deciso che trascorrere un anno in Andalusia senza assistervi almeno una volta sarebbe stato come perdermi qualcosa, qualcosa di davvero importante, oltretutto, e ho concluso che mai avrei potuto farmene un'opinione precisa se non vi avessi preso parte dal vivo. Ieri, quindi, intorno alle 18, sono entrato per la prima volta in vita mia in un'arena. L'impatto è stato sconvolgente: un'atmosfera indescrivibile, un'emozione mai provata prima. Tutti ansiosi di cominciare, di dare inizio allo spettacolo, pregando la pioggia di essere clemente, di non rovinare tutto. Dopo una quindicina di minuti hanno fatto il loro ingresso i protagonisti della messinscena: i "toreros", nei loro sfarzosi e luccicanti costumi, i "picadores", fantini in groppa a splendidi destrieri bendati, i "banderilleros", e di lì a poco il toro, uno scalpitante, splendido esemplare nero corvino, ancora ignaro dell'amara sorte che lo attendeva. Sugli spalti schiamazzi, brusii, grida d'incitamento; la corrida può avere inizio. Dopo le prime fasi di studio in cui non sembra accadere nulla di notevole, le trombe annunciano l'arrivo dei "picadores", cui spetta l'incombenza di ferire il toro con delle lance aguzze, i quali, svolto il loro compito, ritornano nuovamente ai propri posti. E' il turno dei "banderilleros", incaricati di colpire la bestia con le "banderillas", una sorta di "birilli appuntiti" che s'infilzano nella carne della vittima procurandogli profonde ferite che lo sfiancheranno lentamente. Dopodiché tocca a lui, al "torero" in persona, restare solo nell'arena con l'imponente animale. E' un momento di una commozione e di un pathos indicibili, carico di significati ancestrali; è una danza, una danza per la vita, di cui i due sembrano conoscere i passi a menadito. E' la lotta dell'astuzia contro la forza bruta, del bene contro il male, è il trionfo dell'uomo, l'ostentazione della sua tracotanza, della sua prepotenza, del suo desiderio di dominio sulla natura, un desiderio che è presente in ciascuno noi e che ben si percepisce nell'aria, che pregna di sé gli "olè" di un pubblico estasiato che grida: "mátalo, mátalo, mátalo ya!". Il cuore mi batte a mille e ho quasi vergona di ammettere a me stesso che mi sto godendo lo spettacolo. La prima vita, dunque, si è spezzata, ne restano ancora cinque. Per fortuna, dopo un po', interviene la ragione a farmi rinsavire. Oggi non esito a dire che si è forse trattato della cosa peggiore cui abbia mai avuto modo di partecipare, una rappresentazione di una crudeltà ineffabile ed ingiustificata, un'ulteriore dimostrazione della follia umana, una mattanza, una sporca mattanza senza senso.

domenica 6 aprile 2008

Nella terra di Lope e di Cervantes


Dopo continui, seccanti rinvii, sono finalmente riuscito a varcare le porte del "Teatro de la Maestranza", qui a Siviglia, approfittanto anche del prezzo di favore (10 €) delle entrate che il Comune locale spesso riserva a studenti e/o minori di 26 anni. Architettonicamente l'interno dell'edificio non sembra essere nulla di trascendentale, sebbene si caratterizzi per uno stile sobrio e delicato che a dire il vero non mi è affatto dispiaciuto. Tuttavia, nulla a che vedere con la grandiosità del nostro "San Carlo", o con la raffinata eleganza della "Staatsoper" di Vienna, s'intende, anche perché la Spagna tutto può vantare tranne che una prestigiosa tradizione concertistica. Il programma, in due tempi, era il seguente:

PIOTR ILICH TCHAIKOVSKI: Concerto per piano nº 2 in Sol maggiore
NICOLAI RIMSKY-KORSAKOV: Sheherazade, Op. 35

Se per Tchaikovski non credo ci sia bisogno di alcuna presentazione, un paio di parole le spenderò per il secondo, autore di cui prima onestamente ignoravo persino l'esistenza, ma che d'ora in avanti godrà della mia stima e del mio seguito più accesi. L'opera presentata, la "Sherezade", è liberamente ispirata al ciclo folcloristico-letterario delle "Mille e una Notte"; ed infatti non sfuggono, neanche ad un orecchio profano, le sonorità arabeggianti che caratterizzano la composizione artistica e che reggono le fila dell'intero discorso creativo, un romanzo musicato della durata di circa 45 minuti, dominato da toni maestosi ed avvincenti, che immerge l'ascoltatore in una meravigliosa fiaba d'altri tempi, che mozza il fiato, che conduce la fantasia lontano, e che profuma d'Oriente...

domenica 30 marzo 2008

Quel che il 92' toglie, il 92' rende


Stavolta è toccato al Napoli, quando ormai la gara sembrava avviata verso il più scontato dei pareggi, andare in rete in pienissimo recupero. Merito di un duetto Lavezzi-Hamsik da applausi, dopo un'ottima spizzata di testa dell'uomo della provvidenza, di quel "Pampa" Sosa che tante soddisfazioni ha regalato alla squadra azzurra durante tutta la stagione, e che con la sua esperienza ha contributo a rendere ancor più unito e coeso uno spogliatoio già di per sé ben affiatato. Vittoria, dunque, guadagnata sì grazie ad una prodezza personale dei due "ragazzini terribili", fiori all'occhiello del mercato di un Pierpaolo Marino che sembra davvero non sbagliare un colpo, ma anche grazie ad una squadra che, soprattutto davanti al pubblico amico, non smette mai di crederci, spinta dall'urlo dei 50.000 del San Paolo che stasera, per la settima volta su sette posticipi giocati dalla compagine partenopea quest'anno, hanno visto i propri beniamini fare il pieno di punti.

Travaglio: il più raffinato dei comici


In quest'Italietta oramai allo sbando, spremuta fino all'osso da una classe politica di aguzzini, retta da fuorilegge, dominata da logiche malavitose in cui l'informazione sembra aver abbandonato il proprio ruolo originario convertendosi in un poderoso "instrumentum regni" mediante il quale abbindolare le masse con migliaia di menzogne, per fortuna c'è ancora qualcuno che si è mantenuto fedele alla sua missione e che non si è inchinato al "sistema"; si tratta di un famoso giornalista che già da un po' frequenta i salotti di "Annozero", una delle poche oasi superstiti nel desertico panorama televiso d'oggigiorno, e che spopola su YouTube con centinaia di interviste nelle quali provvede a colmare le lacune, o per meglio dire, le voragini informative del Belpaese. Frugando un po' tra l'immensa mole di materiale postato sul più celebre canale di condivisione online del momento, mi sono imbattuto in un filmato, in due "episodi", nel quale si narra una "bella e lunga storia, purtroppo anche vera", quella di tale Silvio Berlusconi e Marcello dell'Utri, "ab origine"; Travaglio, in questi 20 minuti, inscena un monologo esilarante, con una verve umoristica degna del miglior Benigni, che ti fa sbellicare dal ridere, ma che allo stesso tempo ti lascia disgustato, stomacato, quando poi pensi che in fin dei conti si tratta del "tuo" Presidente del Consiglio, di colui che ti governa, di colui che in teoria dovrebbe far rispettare le leggi, e che invece, spudoratamente, è egli stesso il primo ad infrangerle.

venerdì 28 marzo 2008

Quando non resta che l'onore


Alcuni giorni fa ho avuto modo di assistere alla proiezione di "Die Fälscher" ("I Falsari"); la pellicola, premiata quest'anno con il premio Oscar quale miglior film straniero ad Hollywood, narra le vicende di un manipolo di prigionieri ebrei, capeggiati da Salomon Sorowitsch, uno dei più grandi e ricercati falsari del pianeta, che, per sottrarsi alle torture dei nazisti, accetta di partecipare alla loro mega-operazione di sabotaggio internazionale intesa alla produzione, su scala mondiale, di dollari e sterline contraffatte. La compagnia, così, viene internata in un laboratorio fornito di tutto il necessario per la messa in atto del progetto e trattata con ogni riguardo. Nel frattempo, al di fuori della staccionata, le persone continuano a morire, sterminate dalla furia tedesca, provocando le irrefrenabili ire di uno dei protagonisti, stanco di prestare i propri servigi alla causa nazista, che comincia pertanto a boicottare la banda, rovinandone puntualmente gli stampi e distruggendo i macchinari indispensabili per la produzione delle banconote false. Dopo l'ennesimo ritardo di consegna, il generale delle SS responsabile dell'iniziativa perde definitivamente la pazienza e fa fuori Kolja, il più giovane del gruppo, adducendo la motivazione che questi fosse già da tempo gravemente malato. L'avvertimento mette in subbuglio la compagnia nella quale tutti ormai sembrano non poterne più dell'ostinato ostruzionismo di Burger e si dichiarano pronti a sbarazzarsene pur di salvarsi la pelle, ma Sorowitsch, sebbene anch'egli alle strette, non è disposto ad alcun prezzo a tradire l'amico; di lì a poco, provvidenzialmente, arriveranno gli alleati che porranno fine al conflitto, liberando il gruppo dalla propria, concreta, prigionia, ma che soprattutto li affrancheranno dalla detestabile condizione di asservimento e schiavitù morale nella quale erano caduti. "Die Fälscher", a mio avviso, non è soltanto l'ennesimo film sull'olocausto, poiché qui i protagonisti lottano per qualcosa in più che per la propria vita, qualcosa forse di ancora maggior valore: il loro onore, la loro dignità, calpestata dalle angherie naziste e dal cieco odio antisemita, perché è questo ciò che davvero ci rende uomini, ciò che ci nobilita, che ci dà un senso, ciò che in sintesi rende questa vita degna di essere vissuta.

mercoledì 26 marzo 2008

"Tapas", ovvero: l'arte di "spizzicare"


Se vi sarà capitato mai di recarvi in Spagna, non potete non aver sentito parlare, almeno per una volta, delle "tapas", diffusissime in tutta la penisola; in pratica, si tratta di porzioni più o meno abbondanti di qualunque cosa (dalla carne di maiale a quella di vaccino, dall'insalata russa alle uova ripiene...), servite su vassoietti o piccoli piatti di forma generalmente circolare ed accompagnate, immancabilmente, da "picos", una sorta di grissini affusolati, da intervallare tra un boccone e l'altro. Le "tapas" sono l'ideale per i golosi che, come me, desiderano assaggiare pietanze sempre diverse e sperimentare nuovi sapori. In alcune " taperías", è possibile trovare, oltre a quelle solite e tradizionali, deliziose "tapas" preparate con gli ingredienti più disparati, consigliabili per i palati più sofisticati ed esigenti. Il prezzo medio di una porzione oscilla tra 1,00 € e 3,00-4,00 €, variando in base alle dimensioni ed alla tipologia. Le "tapas", in conclusione, sono un modo alternativo e divertente di rifocillarsi ed un'ottima occasione per affacciarsi più da vicino alla variopinta tradizione iberica...

"Semana Santa"




Attualmente (dal settembre scorso…) sono di stanza a Siviglia, splendida e calorosa capitale dell’Andalusia, per il mio anno “Erasmus”. Qui si è appena tenuta una delle manifestazioni più spettacolari cui abbia mai avuto la possibilità di prender parte: la “Semana Santa” (“Settimana Santa”): una sfilata di lussureggianti carrozzoni votivi, con tanto di accompagnamento sonoro e olfattivo (penetrante ed a tratti nauseante odore d’incenso…) che ha letteralmente congestionato il cuore della città a partire da lunedì 17 fino alle prime ore dell’alba di ieri, e che al solo, imperioso passaggio, provocava la commozione e la meraviglia di migliaia di sivigliani e turisti estasiati. Sebbene si possa facilmente giudicare l’evento come un’eccessiva e parecchio affettata ostentazione di quella religiosità tipicamente meridionale e di medio-bassa cultura, l’atmosfera che si è respirata in questi giorni è stata davvero speciale; è come se Siviglia intera fosse stata catapultata indietro di due millenni, ai tempi dei romani e della crocifissione di Cristo: i costumi dei penitenti che, rigorosamente in tunica e col volto coperto, precedevano ciascuno dei “pasos” che imperversavano per le vie del centro, i lamenti dei “saeteros” (gente del popolo che canta le proprie pene al passaggio della vergine...), le trionfanti marce con cui le bande ritmavano l’incedere di ciascuno dei barrocci, ci hanno immersi in un clima di intenso misticismo e meditazione. Pur non approvando questo genere di spettacoli, non si può fare a meno di restare profondamente colpiti di fronte alla grandiosità ed alla magnificenza di questa cerimonia. Quindi, se vi trovate a passare da queste parti, durante questo periodo dell’anno, dateci un’occhiata…


Di seguito il video che un paio di amici hanno inserito su YouTube:

Che soddisfazione...

Finalmente, anch'io ho il mio "Blog personale"; l'essere assolutamente negato in fatto di computer e tecnologie varie ha ritardato di molto l'"uscita al pubblico" di un progetto che in realtà avevo in mente già da tempo, ma che la mia congenita pigrizia e la sopramenzionata inettitudine informatica hanno posticipato di un bel po': quello, cioè, di crearmi uno spazio sulla rete nel quale poter condividere, con chiunque ne abbia voglia, emozioni, scoperte, opinioni, esperienze di vario genere, insomma tutto ciò che la vita ci offre quotidianamente e che spesso sentiamo il profondo bisogno di raccontare. Sarà come un libro aperto sulla mia esistenza, un personalissimo confessore al quale svelare angosce, turbamenti, così come gioie e piccole grandi conquiste; sarà il mio muro del pianto, il mio rifugio segreto, la mia valvola di sfogo, il mio luogo di svago. Ovviamente non vi parlerò esclusivamente del sottoscritto; la mia vita non è ahimè talmente interessante da poter reggere da sola la scena; scriverò di tutto: delle mie passioni sportive, di politica e antropologia, del mio imperituro amore per l'Arte, di quello sempre vivo per per la "dea musica", di quello intramontabile per la letteratura, di quello infine riscoperto per il mio Paese, per la mia città, la dolce Partenope, che, sebbene dilaniata e scossa dalle vicissitudini che tutti noi ben conosciamo, continua ad essere la "più bella sirena del Mediterraneo".
Bene, cominciamo, allora!