giovedì 1 maggio 2008

Viaggio nella Capitale


L'avevo vista di sfuggita, di sottocchio, o per meglio dire, da "sottoterra", essendomici recato esclusivamente, una decina di giorni addietro, in autobus, dalla stazione di Siviglia, per andare incontro all'aereo che dall'aeroporto di "Barajas" mi avrebbe condotto in Italia per la mia seconda ed ultima "visita lampo" a familiari e amici. Dopo una lunga ma abbastanza piacevole traversata di sei ore, giungiamo finalmente alla "Estación Sur". Stanchissimo ed alquanto affamato, ordino un croissant ed un "caffè" (qui davvero le virgolette sono d'obbligo...) al primo bar che ci si para davanti, dopodiché, fattosi giorno, ci mettiamo alla ricerca di un ostello nel quale trascorrere un paio di notti. Per fortuna la sorte ci assiste e, dopo alcuni tentativi miseramente andati a vuoto, troviamo ciò che fa al caso nostro. Così, liberatici dal fardello delle valigie, possiamo cominciare a metterci in cammino e scoprire la città. Il primo giorno è dedicato unicamente alla visita dei due musei più famosi della capitale iberica, il "Prado" ed il "Reina Sofía", che provvidenzialmente di questi tempi ospita l'intera collezione dei quadri e dei disegni di Picasso generalmente in esposizione al "Louvre" di Parigi. E' un'emozione indescrivibile trovarsi di fronte, dal vivo, una delle opere più grandi e maestose che il genere umano abbia mai prodotto, la meravigliosa "Guernica" (nella foto), uno spettacolo per gli occhi così come uno strazio per lo stomaco, un dipinto la cui potenza comunicativa ha ben pochi eguali. La cricca si scioglie l'indomani, quando i miei compagni d'avventura decidono di trascorrere una giornata a Toledo, che è lì vicino; io, al contrario, mi risolvo a restarmene in zona, ed approfitto dell'assenza del resto de gruppo per fare una capatina al "Palacio Real", dare un'occhiata alla "Plaza de España" e recarmi ad ammirare la magnifica ed imponente "Plaza de las Ventas", la più grande "Arena de Toros" dell'intera Spagna. Il terzo giorno, riunitomi con la comitiva, lo spendiamo andanzo a zonzo per le immense strade del centro, fermandoci di tanto in tanto per concedere un po' di sollievo alle nostre povere gambe, al riparo dal sole cocente in uno degli svariati parchi che offre la città .
E' ormai tempo di tornare, il nostro pullman ci attende; così, stanchi ma abbastanza soddisfatti di ciò che siamo riusciti a vedere, ci dirigiamo in metro verso la "Estación Sur", la stessa nella quale eravamo "sbarcati" tre giorni addietro, e che ci avrebbe ricondotti, di lì a poco più di sette ore, nella torrida Aldalusia.
In definitiva, Madrid, per quanto immensa e assai ben organizzata, non sembra avere nulla di realmente genuino, che inconfondibilmente la caratterizzi, niente di autenticamente peculiare che valga davvero la pena di essere ricordato. Ha migliaia, un milione di facce ma al contempo non ne ha nessuna. E' una metropoli e, come tutte le metropoli, ti cancella, ti annichilisce; lì sei solo uno qualunque, un senza nome, una senza volto, una biglia impazzita che schizza casualmente da una parte all'altra, nella frenetica quanto vana speranza che qualcuno si accorga di lei.

Nessun commento: